Questo casolare sorge nella parte più bassa della vallata, quasi a ridosso del Rio delle Tagliole. Ci si arriva utilizzando la strada carrozzabile che passa davanti alla Finaria anche se, un tempo, il borgo era collegato al paese da un sentiero che passava attraverso i boschi e arrivava in prossimità della chiesa. La sua costruzione risale circa alla fine del XVIII secolo, quindi successiva a quella dei restanti casolari, a seguito all’arrivo di una famiglia di Barbati, originaria delle Valli del Mocogno, in particolare di Casa Barbati. Sembra che il nome del borgo, Casa Micheletto, derivi proprio dal capostipite di questa famiglia. Grazie alle temperature meno rigide per via della minor altitudine rispetto alle altre borgate del paese, in questo casolare era più facile coltivare ortaggi e patate, utili al sostentamento delle famiglie, particolarmente numerose. Arrivando dalla Finaria, il casolare si presenta con una fila di case allineate, con ingresso da ambo i lati; al di là si estende un’ampia aia dove un tempo c’era il forno e il lavatoio. Oltre ad una stalla centrale, ve ne erano altre dislocate nei campi per il ricovero delle mucche, ora in parte ricostruite e trasformate in belle abitazioni. In un campo sottostante la borgata, si trova un enorme sasso che i ragazzini del luogo chiamavano “sasso magico” probabilmente per il fatto che sembrava improbabile che un sasso così grande si trovasse in quel prato, così vicino alle proprie case. Risalendo il vecchio sentiero dismesso che collega il casolare al centro del paese, si incontra un altro sasso dalla forma particolare, chiamato il “Sasso del Diavolo” perché si riteneva che l’incavo al suo interno fosse stato forgiato da una sosta del diavolo in questi luoghi.
Il progetto, in collaborazione con l'ente PARCHI DELL'EMILIA CENTRALE si estende sul territorio attraverso tabelle tematiche dislocate nei casolari o lungo i sentieri che collegano le varie borgate
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